Storia di 11

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Nero

Io sono Nero. Come il mio fratello gemello Bianco, sono spesso chiamato un “non colore”, perché né io né lui siamo visibili nell’arcobaleno. Bianco prende molto male questa faccenda. Io no!

Dicono che mi mangio tutti i colori, che sono ingordo, che metto paura come il Babau. Che dicano! Hanno ragione; se vogliono spaventarsi davanti a me, li accontento volentieri.

I posti del mondo dove potete trovarmi sono infiniti: la notte sono dappertutto, sì anche se ormai gli uomini non appena io arrivo insieme alla Notte, accendono milioni di luci! Sciocchi! Non fanno che mettere in risalto la mia oscurità. Sono il cielo nero stellato che sta sopra di voi e rivela e nasconde l’universo infinito.Sono l’oscura profondità degli oceani.

Sono il gatto nero che traversa la strada di quel superstizioso stupido vecchio che incrocia le dita, quando mi vede. Sono le piume nere del corvo e del merlo maschio, della rondine che fa primavera. Sono il colore del carbone tirato su a fatica, con lo stridore dei carrelli, dalla miniera, del catrame che si stende sulle strade, dell’ossidiana buttata fuori dalle bocche dei vulcani.

Ma me ne sto anche molto più vicino a voi: mi piace andare ai concerti di musica classica col vestito di musicisti e direttore d’orchestra. Accompagnare signore raffinate in crépe di seta e mitico, sì, perché io sono raffinato, sempre. Sono, in molti Paesi del mondo, il colore del lutto, come il mio gemello Bianco in altri. Tutti e due facciamo bene questo difficile mestiere, forse perché siamo colori che abbracciano, colori dell’aria e del tempo: lui nubi bianchissime sospinte dal vento, io nuvole cupe della tempesta che abbuia.

E se volete proprio sentire uno dei miei profumi e uno dei miei sapori, vi suggerisco di odorare bene e poi di succhiare lentamente un pezzetto di liquirizia. Poi ditemi come mi trovate, e sono certo che nessuno di voi avrà più paura di me!

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Bianco

Il posto dove più mi piace stare sono le vette scintillanti di candida neve delle montagne più alte. Ma anche la spuma delle onde sull’oceano mi dà guizzi di gioia. Vi sembro troppo imprendibile? Il fatto è che io sono nientemeno che la luce! Quella delle origini dell’Universo, e quella che ogni mattina imbianca l’alba. Orgoglioso, sì! Non ho timore di affermare che nessun altro ha dimore quante ne ho io: la pace? Una bianca colomba! Il lungo collo di un cigno che si riflette nell’acqua limpida. Insieme a Nero, il petto della rondine. Anche il deserto a mezzogiorno è luce: bianco! Sono le piccole e fittissime margherite dei prati,il giglio casto e superbo, inebriante, dell’Annunciazione a Maria. Sono il colore dell’Angelo.

Ma non crediate, so anche essere umile, e allora mi trovate nelle lenzuola del vostro letto fresche di bucato e di sapone di Marsiglia, oppure nell’abito frusciante di una sposa che magari nasconde sotto un tulle bianchissimo l’emozione del suo viso e il bouquet di fiori d’arancio.

Sono anche la golosa panna montata della torta, il latte che avete succhiato da bimbi piccolini, e il latte che nutre l’agnellino, che mamma gatta dà al suo gattino. Vedete che so stare molto vicino a voi?! Persino nel tubetto del dentifricio, o nella spuma da barba di papà che sguizza fuori dallo spray sul palmo della mano, la mattina.

Se mi volete provare, ho il profumo e la dolcezza dello zucchero a velo appena con un tocco di vainiglia.

Rosso

Non c’è che dire: sono il colore per eccellenza! Chiedete a qualcuno, fatela la prova: “ Qual è il colore colore?” Se non vi risponde Rosso, giuro che arrossirò dalla vergogna. Sono Rosso, sì la palla del Sole che sorge e che tramonta, che tinge la sera per regalarvi una speranza per domani.

Qualche mala lingua dice che sono violento e collerico: non nego che qualche volta alzo la voce e scorro come sangue, ma non è mai, credetelo, mai, la mia volontà: sono gli uomini che mi costringono a questa parte.

Io per me preferisco stare nei papaveri del prato, magari anche in quelli splendidi e grandi dell’oppio, nelle rose che mettete in mazzo per chi amate di più, nel rosso corallo vivo,accarezzato da onde invisibili e profonde, vicino alla gorgonia, nei fondali puri. Sono il colore dei frutti dell’estate, la ciliegia, il cocomero che disseta, il pomodoro: chi si ricorda più che vengo dal Nuovo Mondo, dalle Americhe, io che sto in cucina praticamente tutti i giorni?. E anche dell’autunno, nella metamorfosi delle foglie della vite americana che ricopre il muro di cinta in fondo al giardino. Del vino nel cristallo limpido del bicchiere. Il rosso della fiamma e delle braci di un caminetto dove sedete a mangiar castagne e ad ascoltare storie di “c’era una volta”.

Rosso come un cavallo pazzo, come la cresta del gallo e i capelli dell’amica più fantasiosa. Magari la Pippicalzelunghe, non so se la conoscete, o quell’altra, Raperonzolo, ma potrebbe essere anche una Rossana, o una Rossella o una Fiammetta.

Potrei essere ora la mela rossa da lustrare nella manica e addentare a merenda, ma proprio per confermare la mia intima dolcezza, il mio stare vicino al cuore dal battito ritmato e confortante, ho scelto per voi il profumo e l’aroma della fragola di bosco. Assaggiatemi e provate a negare che io sia delicato!

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Giallo

Giallo d’invidia, giallo di rabbia! Mi fa una rabbia! L’avete capito, sì, sono io, Giallo, e non sono né invidioso né facile all’ira. Ma se sono il colore dell’Imperatore, come pensate che possa essere invidioso: il potere è mio!
Poi sono vicinissimo all’oro, e dunque sono prezioso, come la polvere dello zafferano. Vi becco, vi becco, se non state attenti! Un gran numero di uccelli ha il becco giallo. Troppo puntuto? Suvvia, pensate a un pulcino: c’è niente di più morbido e leggero tra gli esseri che vivono?

Prezioso, mi sento prezioso: il topazio, la seta del baco ancora in bozzolo rubato alla Cina, l’ambra più chiara che imprigiona una libellula, anche la giada levigata e traslucida.

Va bene, scendo un po’ giù, e sono una rosa, e il tulipano selvatico, i petali del calicanto profumato che fiorisce ai margini d’inverno, il fiore rustico del tarassaco, che è il fiore del Diavolo, la mimosa leziosa un poco che si regala l’8 marzo: la sentite la canzone: “la donna è mobile…”? coi suoi globuletti marzolini.
Provate a vestirvi di giallo, e non passerete inosservati. Io credo che sia più nel vero chi dice che metto allegria, che creo buon umore, come una frittata da mangiare a un pic nic tra amici, buona anche fredda!

Prendete una scodella piccola o una tazza grande, metteteci due tuorli d’uovo di gallina, due cucchiai di zucchero, e con pazienza mescolate e montate, fin quando non sentirete più nessun cricchiolìo: anche solo così, nudo e crudo sul pane, sono un Giallo squisito. Se poi vi sentite dei cuochi, aggiungete una tazza di latte (no non temete non mi contagia!) , una scorza sottile di limone e fate cuocere mescolando, sarò la vostra crema gialla densa e profumata.

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Verde

Buongiorno, mi presento: sono Verde. Speranza e tasche vuote, bell’accoppiata! Ovviamente io non c’entro, sono sempre faccende di umani, come il cappello verde a tre punte del giullare pazzo nelle antiche corti dei signori, li sentite i miei campanellini? E la musica del convito? Mi tocca questa vita! Che colpa ne ho io?! Non sono né pazzo né mi pavoneggio, anche se verde è la ruota del pavone.

Io sto volentieri tra le foglie, nei boschi silenziosi, sui prati che la pioggia ha bagnato da poco, umidi e freschi: fateci una corsa a piedi nudi, anche gridando a squarciagola, vi giuro che vi sentirete più che vivi!

Oddio, è vero, mi trovate anche nella vetrina del gioielliere tra gli anelli più costosi, perché sono lo smeraldo che spesso s’accompagna alla luce del diamante.
Ma sono anche la rana e la raganella del fosso di campagna, e la lente d’acqua, quell’erba tenerina che le anatre mangiano golose a becco piatto, piegando il capo a pelo dello stagno.

Nel piatto mi trovate in insalata: lattuga, lattughino, radicchio amaro, raccolto selvatico in campagna, proprio prima della cena dentro il grembiule della vecchia nonna, e valeriana che concilia il sonno, spinaci che fortificano e carciofi spinosi. Sono solo alcuni esempi, poiché lo sapete che sono il Re del Regno vegetale.

Sono anche il colore più invidiato da Marte e dalla Luna: sfido! Sono il colore della vita: dove io compaio, scorre l’acqua, e la vita è nata nell’acqua, lo sapete.

Sono fresco e riposante: odoratemi e assaggiatemi nel gusto ghiacciato della menta, fresco come una cascata.

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Blu

Il manto intenso del cielo che avvolge questo corpo celeste che si chiama Terra: sono io, Blu. Un poco più di luce, e divento Azzurro. Va bene, vi ho sentito, protestate, avete ragione, perché io sono il colore della tranquillità, e non faccio fatica a riconoscer la ragione: Bianco luce e sono Azzurro, buio Nero e me ne vado. Ma finché sono Blu, anche il mare mi somiglia.

Pietre blu azùl: lapislazzuli, per mosaici preziosi o tritato, fatto polvere dai pittori. Un tempo, oggi non più. Dipingevano un manto tutto cotone di Madonna, o la volta blu di un tempio , puntata di stelle d’oro. Sono per certi versi un colore imprendibile: se prendete il mare nelle mani, io vi scivolo via di tra le dita, trasparente: ridivento Blu quando ritorno giù!

Blu di seta per nastri e coccarde, decorazioni su petti altezzosi. Ma anche il fiocco sulla porta, dov’è nato un bimbo maschio, qui da noi.

Blu di metilene, fa bene, disinfetta! Quello che invece non mi è mai andato giù, è che il blu sia spesso il colore del veleno. Fantasticherie da fattucchiere!

Farfalle blu, piccoli uccelli di fiaba. La fata Turchina, che poi è una fata Blu, che credete! E ho anche fiori affezionati: il Nontiscordardimé, chi mai ti dimentica, sta sicuro! Orecchini della Madonna. Genziana di montagna dove l’eco fa lo yodl! E giacinto greco col suo profumo intensissimo, campanule e campanelle modeste e delicate.

La mora di rovo e il mirtillo tondo, dall’odore un po’ asprigno, come il sapore. Ci ho messo dello zucchero: assaggiatemi e son sicuro che mi cercherete puro, nel bosco o in un negozio di ortolano.

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Marrone

Mi vergogno: sì, sono Marrone, il colore dello sporco. E…della puzza. Volete aiutarmi? A voi pare che la terra sia poi così sporca e vi imbratti, quando ci giocate? E letame, che è marrone, se non lo sapete, vuol dire gioia e abbondanza, sì proprio così, non scherzo: sono colto, io, conosco il latino!

Poi tenete a mente che Marrone, che è il mio nome, è il nome del marrone del castagno, quando si libera dal riccio puntuto e viene fuori lucido e curvo, buono o matto, uno da mangiare, caldarroste, il primo odore allegro dell’autunno; l’altro per le tasche, ad evitare i raffreddori.

Molti animali prediligono il mio tono: si sentono protetti, e io credo, anche eleganti, perché io sono molto usato nella moda. Pensate solo al povero visone, per sua sfortuna è una sfumatura di marrone! Oltre alle pellicce di Venere in visone, ci fanno pure l’olio, no no non scherzo affatto! Per capelli lucidi, provatemi… se ne avete il coraggio!

Certo in alto non mi trovate, almeno al naturale. Ma domino proprio a livello della terra, insieme a Verde, che sa apprezzarmi al modo giusto: fa le giuggiole con me! I tronchi e i funghi più pregiati, boleti, o va bé, porcini…da cercare tra le foglie umide del bosco.

La vostra bistecca ben cotta, come dovrebbe essere secondo me per esser sana, in fondo è marrone… ed anche la patata con la pelle… “Sfido io, nasce e cresce sotto terra!”. La sento già ‘sta tiritera.

Eppure un modo ci deve essere… perché la c…proprio non mi va, voglio dire di mettervela qui sotto il naso, non certo per la bocca!

“Scemo, scemo, ricordati il teobroma!” “Teorema?” “Ma qual teorema!” “Allora dimmi tu…amico Verde…” “Cacao ti dice niente!?” “Che c’entra col teorema?” “Ho detto teo-broma, il cibo degli dei!” “Sì, ma di quelli dei Maya e più ancora degli Aztechi, caro mio, che coi tuoi Greci non c’entran niente! E poi, parla come mangi e non gridare, ho capito!”

“Carissime e carissimi, per voi servito qui: il Cioccolato!”

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Grigio

Un colore deprimente, uggioso, troppo serio, ebbene sono io Grigio: eh già si dice “una giornata grigia”, non solo per la nebbia e un cielo coperto di nubi ferme e piatte, ma anche grigia d’animo. Sono poco appariscente, sinonimo di umiltà, di testa china, di mezza età, coi pochi capelli lisci sulla zucca, come quello che vedo ogni mattina, con l’abito grigio, che trascina i piedi e la borsa della spesa fino alla panchina.

Del resto ci si sono messi subito: “Polvere eri e polvere ritornerai” E via di questo passo.

Io? Se sono d’accordo? Sì e no. Certo l’asfalto grigio della strada non è una gran cosa, e nemmeno la cenere di una sigaretta. Ma un tempo quella di legna la usavano per far bianco il bucato, e ci cuocevan sotto la ciambella.

Beh, sono anch’io un colore elegante, da veri “signori”, che vogliono farsi notare proprio perché in apparenza sono grigi: il fresco di lana per il tailleur di lei che gioca in Borsa, il gessato per lui.

Però sono stufo! E allora vi ricordo che basta un po’ di luce e divento lamé d’argento per una sera di gran classe, magari con un lungo filo di perle grigioperla, sigaretta con lunghissimo bocchino, profumo un po’ maschile, due note di jazz. Che cosa ne dite?!

Mi ha scelto la marmotta, spesso il marmo lustrissimo a mosaico grigiobiancogrigionero, tagliato e lavorato, sotto il pianoforte dove sta appoggiata lei che canta un Milord, il gatto soriano che mi mescola in due toni: più chiaro e più scuro e fa le fusa sul divano giallo: elegantissimo! C’è poi la tonalità del grigioazzurro: gatti persiani, volpe argentata, e la conifera del parco che d’inverno fa contrasto nella neve.

Ho capito: e allora ecco una sorpresa! Mettete il naso proprio qui, e assaggiatemi sulla punta della lingua! Pizzico e…starnuto! Pepe cari miei! Pepe grigio e animatissimo!

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Rosa

Mi chiamo Rosa e sono una inguaribile ottimista! Vedo rosa: il passato e il futuro sono rosa, e rosa è il colore dei miei sogni, che vorrei diventassero i vostri!

Amo il fiocco rosa sulla porta dove è nata una bimba, il tutù e le scarpette da ballo, i confetti rosa del battesimo. La glassa sulla torta più grande e più semplice deve essere rosa come la Pantera Rosa,  e rosa le candeline del buon compleanno. Gli altri mi prendono in giro: “Ecco Rosa, il nostro fiore che mai sfiorisce, rosa i tramonti e rosa le aurore, rosa l’orlo delle nubi, rosa il pesco di primavera, come la bambola rosa vestita di rosa sul lettino rosa, nella stanzetta rosa, con le tende rosa…” Credete che me la prenda?! No, affatto. Sono il colore dell’età più felice della vita, quando è felice beninteso! E comunque faccio di tutto perché la mia tinta delicata non sparisca mai completamente, nemmeno quando la gente è adulta.

Vi offro gelati rosa alla fragola, corallo rosa pelle d’angelo, il più prezioso, quarzo rosa trasparente per orecchini a cuore alla portata di tutte: un abitino un po’ scollato, due spruzzi di Anais Anais de Cacharel, e…un figurone! Ho tinto di rosa i fenicotteri sul Nilo ed in Sardegna: fermi nell’acqua con le lunghe gambe, o in volo a stormo sono un incanto anche per i naturalisti! Fatevi una sottoveste di seta rosa, toccatela e lisciatela: niente di più carezzevole! Rosa è il cuore lucido della grande conchiglia che mettete all’orecchio per sentire il mare. Rosa il dondolìo della ninna nanna che ci porta al sonno.

Non ascoltateli, i brontoloni o i sapientoni: per loro il mondo vero è solo nero.

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Viola

Viola, violino e violoncello. Le mie voci. Sono Viola. Pacata e raffinata, difficile e versatile. A patto che non vi mettiate subito a gridare alla sfortuna o al malocchio. Se siete di quelli, vi prego con fermezza di andare e chiudere la porta. Resti chi ama i cristalli d’ametista, il profumo della fresia e chi non ha paura di una nota un po’ scura d’una musica persiana. Mi stanno bene, trovo, il velluto e la seta, le lane morbide, i boa di struzzo intorno al collo, piume viola cipria, cipria e lei, la Marlene che intona la sua voce roca! D’accordo non sono abiti da spesa al supermercato, ma non tiratemi in ballo i funerali! Vi piaccio o non vi piaccio. Son fatta così: niente mezze misure. Se ti piaccio, mi adori, non è vero?!

Certo non sto dappertutto, non sono “di bocca buona”, né ci tengo! A volte, raramente, mi diffondo sulle nubi del tramonto, ma esigo gli orli di luce d’oro. So di offrire uno spettacolo che lascia senza fiato. Io sono un colore intelligente cari miei, e non per questo snob, come sento che qualcuno già mormora. Degli esempi? La buccia lustra di una melanzana, o la sfumatura di una rapa al mercato delle erbe. Vedete!? Vi ho spiazzato, chi se l’aspettava? Passi la melanzana, ma una rapa…che piace tanto ai conigli. La rapa è saggia, come l’altra è pazza.

Nei prati mi trovate a campanelle, ma dipingo anche le orchidee. Se avete cura dell’ombra e del terreno, anche l’ortensia puo’ arrivarci in qualche fiore.

E se vi invitano ad un tè di un certo tono, portatemi candita in venti viole. Potete se volete, andiam d’accordo, aggiungere marrons glaceés marrone.

In fondo in fondo è quella a cui mi sento più vicina, la violetta viola che sta raccolta lungo i fossi e i bordi umidi dei muri del giardino.

Semplicemente ve la offro qui: profumo e gusto delicati!

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Arancione

L’undicesimo io sono, Arancione. La spremuta del mattino a colazione, l’albicocca e l’arancia dolce dei giardini, e quella amara buona in marmellata. Scorzette candite, magari al cioccolato. Un fiore dell’ibisco, molti fiori. Il cappello dei funghi delle fiabe e i finferli che invece potete mangiare d’autunno con un Vivaldi di sottofondo.

Ma sono un colore orientale : la veste di garza dei monaci di Buddha : “Ooomm!” E il colore dell’ Est dopo il bianco dell’alba e il rosa dell’aurora. Quando il sole appare sopra l’orizzonte, sono io che lo accompagno per un tratto, prima che diventi sfavillante e faccia pieno il giorno. Sono dunque il colore dell’attesa, della promessa e della gioia. Anch’io sono un colore della pace, di quella che arriva dal di dentro col suono d’incanto della voce che fa vibrare il corpo e porta la mente in un cielo luminoso.

Mi trovo perciò bene nelle case dove volete armonia e buon umore: posso essere i cuscini sparsi a terra dove sedete ad odorare incenso, oppure il divano design dell’architetto arredatore. Ma anche la tovaglia d’ogni giorno mi sta bene, magari con una riga blu a fare quadri. Fiori? Molti da non sapervi dire i nomi. E farfalle screziate d’arancione. Non li conoscete troppo bene, ma sono i frutti a lampioncino dell’alchechengi, e le nespole ben mature che anche loro sono arrivate qui già in antico dalle regioni d’Oriente, coi nostri antenati Indeuropei.

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