Grigio

Un colore deprimente, uggioso, troppo serio, ebbene sono io Grigio: eh già si dice “una giornata grigia”, non solo per la nebbia e un cielo coperto di nubi ferme e piatte, ma anche grigia d’animo. Sono poco appariscente, sinonimo di umiltà, di testa china, di mezza età, coi pochi capelli lisci sulla zucca, come quello che vedo ogni mattina, con l’abito grigio, che trascina i piedi e la borsa della spesa fino alla panchina.

Del resto ci si sono messi subito: “Polvere eri e polvere ritornerai” E via di questo passo.

Io? Se sono d’accordo? Sì e no. Certo l’asfalto grigio della strada non è una gran cosa, e nemmeno la cenere di una sigaretta. Ma un tempo quella di legna la usavano per far bianco il bucato, e ci cuocevan sotto la ciambella.

Beh, sono anch’io un colore elegante, da veri “signori”, che vogliono farsi notare proprio perché in apparenza sono grigi: il fresco di lana per il tailleur di lei che gioca in Borsa, il gessato per lui.

Però sono stufo! E allora vi ricordo che basta un po’ di luce e divento lamé d’argento per una sera di gran classe, magari con un lungo filo di perle grigioperla, sigaretta con lunghissimo bocchino, profumo un po’ maschile, due note di jazz. Che cosa ne dite?!

Mi ha scelto la marmotta, spesso il marmo lustrissimo a mosaico grigiobiancogrigionero, tagliato e lavorato, sotto il pianoforte dove sta appoggiata lei che canta un Milord, il gatto soriano che mi mescola in due toni: più chiaro e più scuro e fa le fusa sul divano giallo: elegantissimo! C’è poi la tonalità del grigioazzurro: gatti persiani, volpe argentata, e la conifera del parco che d’inverno fa contrasto nella neve.

Ho capito: e allora ecco una sorpresa! Mettete il naso proprio qui, e assaggiatemi sulla punta della lingua! Pizzico e…starnuto! Pepe cari miei! Pepe grigio e animatissimo!

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